Conosciuta come “villa della liberta Peticia”, la villa di Staranzano era una delle residenze a carattere abitativo e produttivo del territorio che in antico era amministrato da Aquileia. Essa era posta lungo la strada romana che da Aquileia portava a Tergeste (Trieste) e in vicinanza di un corso d’acqua oggi scomparso.
Come le altre “ville rustiche” di età romana, la villa gravitava su una proprietà terriera (fundus) dove si svolgevano varie attività economiche, dalle quali il proprietario e la sua famiglia traevano sostentamento e prodotti da commercializzare. Questi complessi erano formati da una parte residenziale (pars urbana) e da una prettamente produttiva (pars rustica).
La villa, in cui è attestato il culto ad una divinità femminile, la Bona Dea, fu abitata dalla metà del I secolo a.C. agli inizi del III secolo d.C. Essa nel corso della sua vita fu oggetto di ristrutturazioni riconoscibili grazie al sovrapporsi di diversi rivestimenti pavimentalie all’uso di differenti materiali edilizi nelle murature nel corso dei secoli. Gli scavi condotti nel 1955 hanno messo in luce solo una porzione ridotta del complesso che doveva essere invece molto più esteso.