Blocco ponte romano Ronchi dei Legionari, reimpiegato

Ponte di Ronchi

Questa imponente struttura, edificata molto probabilmente a cavallo tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C., costituiva un importante snodo della viabilità antica nel territorio.
Dalle fonti storiche sappiamo che i suoi resti furono portati alla luce per la prima volta intorno al 1688 nei pressi della chiesa di San Lorenzo di Ronchi, durante lavori di escavazione della ghiaia.
Gran parte dei blocchi di pietra che ne costituivano gli elementi strutturali furono rimossi nel corso dei secoli per essere in parte reimpiegati come materiale edilizio, ad esempio nel campanile della scomparsa chiesa di San Poletto a Monfalcone, o in quello della chiesa di Campolongo; altri blocchi, ancora oggi visibili, furono collocati come elementi decorativi, sul muro di cinta della villa De Dottori a Ronchi dei Legionari.
Oggi nulla rimane visibile del ponte in situ; tutto quello che conosciamo della sua conformazione e dei materiali di cui era costituito ci viene dall’analisi dell’ingente quantità di bocchi di pietra riutilizzati o ammassati in prossimità dell’area in cui esso sorgeva.
La struttura, lunga oltre 200 metri, era alta tra gli 8 e i 10 metri, ed era sostenuta da sei piloni; attraversava un antico ramo dell’Isonzo, oggi scomparso, che correva ai piedi del Carso.
In età romana, ma in un momento che non è possibile precisare, il ponte venne ristrutturato: a questo scopo furono impiegate lapidi o parti di monumenti funerari, databili entro la prima metà del I secolo d.C., provenienti probabilmente da vicine necropoli che erano situate come di consueto lungo le vie di comunicazione.


Alberto Puschi in una foto di inizio ‘900 nell’area del ponte sul Locavaz (foto Fototeca CMSA Trieste)

Ponte sul fiume Locavaz

La strada che in età romana conduceva da Aquileia a Tergeste nel tratto a est di Monfalcone correva lungo la linea di costa e oltrepassava il fiume Locavaz su un ponte di cui oggi niente rimane visibile.
Alberto Puschi, direttore del Museo Civico di Trieste dal 1884 al 1918, ne rilevò alcuni elementi nel 1898. Parlando della strada egli scrive che … le vestigia si vedono ancora attraverso la palude ove sembra giacere su diga… riferendosi all’area allora impaludata tra il Lisert e le foci del Timavo.
Dai suoi appunti sappiamo che il ponte, in pietra arenaria e calcarea, era a due arcate.
Ad esso sembra essere pertinente il blocco iscritto in calcare recuperato nel 1932 durante i lavori di bonifica della palude delLisert.
L’iscrizione LEG XIII cita la XIII Legione Gemina i cui soldati sarebbero stati impiegati nella realizzazione della strada e del ponte o nella loro risistemazione nella seconda metà del I secolo a.C.